Bio(psia) femminile su Tinder

Foto: Marymarkevich da Freepik

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Le bio femminili su Tinder sono una delle letture più gettonate in assoluto fra gli uomini italiani del XXI secolo. Un mistero che solo i posteri potranno sciogliere, anche se non è difficile farsi un’idea di questa malsana passione per le bio da parte maschile in un paese che è il fanalino di coda per la quantità di lettori in Europa.

Se si prova a ricercare su Google “Bio di Tinder” (da fare in modalità anonima, in modo che l’algoritmo non tenga conto di ricerche precedenti), viene fuori un mondo di coach e di siti che spiegano quale bio è più efficace, cosa scrivere per avere più match, come impostare il proprio profilo virtuale sul sito di dating più conosciuto. Se persino il noto blogger e divulgatore informatico Salvatore Aranzulla (che non è di sicuro un Alain Delon in formato 3.0) se n’è occupato, significa che esiste un pubblico enorme che cerca una risposta a queste domande.

E, manco a dirlo, la stragrande maggioranza di costoro appartengono ad un pubblico maschile, che è quello che evidentemente affronta maggiori difficoltà nell’avere visibilità e nell’avere match. Senza sapere che la bio maschile non serve a niente su un’app che fa dell’apparenza la sostanza, dove le donne non leggono affatto le bio ma sfogliano le foto, concentrandosi sul viso e su ciò che comunica (si veda lo studio colombiano del 2019: Swiping right: face perception in the age of Tinder ), come se fosse un catalogo virtuale.

Ma in questo articolo si parlerà delle bio femminili su Tinder, molto più interessanti dal punto di vista delle dinamiche uomo-donna. Il discorso, ad ogni modo, non vale solo per Tinder (la più famosa e popolare), ma per tutte le app di dating dove ci sono foto e una presentazione di se stessi.

Ma davvero interessano le bio?

Questo interesse “letterario” verso le bio femminili ha due diverse matrici. Una, minoritaria, con percentuali da prefisso telefonico, è quella di chi indaga sul degrado raggiunto fra uomini e donne in Italia, e quindi lo fa con la stessa freddezza con cui il chirurgo opera un paziente. Ma lo fa solo per mettere in guardia gli altri, in modo professionale.

L’altra matrice è quella che porta gli uomini a cercare una logica in queste bio, nella speranza di capire chi si ha dietro lo schermo.

Non c’è tuttavia alcuna logica. C’è solo arroganza; c’è una spaventosa frivolezza; ci sono segnali evidenti del paradosso dell’abbondanza, di randagismo sessuale e di una noia esistenziale che vuole essere riempita di viaggi, serate di emozioni e sushi.

Il nulla assoluto

Insomma, il nulla assoluto declinato in poche righe di disagio mascherato da quel tono sarcastico passivo-aggressivo di chi sa che ha il coltello dalla parte del manico in un paese matriarcale e ginocentrico.

Uno dei tanti esempi di “bio”

Righe che dovrebbero “spaventare” qualsiasi uomo dotato di un cervello con neuroni funzionanti. Invece no, tanti uomini – attanagliati dalla mentalità della scarsità – si gettano in questa cloaca 3.0 piena di miasmi tossici alla ricerca, letteralmente, di uno straccio di donna.

Alla fine, dopo che ne hai lette una buona decina, ti accorgi che sono veramente tutte uguali, roba da regime totalitario con i campi di rieducazione per il lavaggio del cervello. Anzi, a dirla tutta, tante di queste bio potrebbero essere portate nella documentazione di sostegno per la concessione della 104.

Ci sono pagine sui social che trovano la loro ragione d’esistere proprio nella pubblicazione di queste oscenità, a scopo satirico. Tuttavia, al di là della satira, quando leggi queste bio ti chiedi se c’è (auto)compiacimento, una ricerca della costruzione di una maschera o semplicemente il vuoto cosmico trasmesso dalle influenZer(o).

Cosa non vogliono le tindagrammine?

Le richieste più frequenti sono espresse secondo una serie di ben precisi standard, tutti coniugati in chiave negativa (il che già è un segnale): no più bassi di 1,80 (o di 1,85); no pelati; no mammoni (in un paese matriarcale fa già ridere così); no narcisisti (che, come sappiamo, è un’invenzione della narrativa femminile moderna); no disoccupati (cioè, tradotto in italiano: no “poveri”, vale a dire uomini senza una grande capacità di spesa per lei); no uomini con ex da mantenere (traduzione: il pollo va spennato per bene, non può esserci già un’altra a farlo); no possessori di utilitarie (ergo: di nuovo no “poveri”); no uomini che vivono con i genitori (perché vengono percepiti come una via di mezzo fra un mammone ed un disoccupato, oltre probabilmente al fatto di non avere abbastanza denaro per poter vivere da soli).

La traduzione di “No ONS”

Trattazione a parte merita il “No ONS” (acronimo dell’inglese One night stand, una notte di sesso e basta), un’espressione a cui possono credere solo gli ingenui zerbini che si avvicinano a questa app in cerca della donna della propria vita.

Non bisogna girarci troppo intorno. Scrivere “No ONS” su un’app che è nata per quello scopo (cioè mettere insieme la domanda e l’offerta di sesso “libero”) corrisponde a dichiararsi vegani ad un raduno di nerboruti macellai del Chianti e della Val D’Orcia.

Quello della negazione del rapporto occasionale è in realtà un paletto posto a uomini di basso livello, i quali vanno eventualmente sfruttati per cene gratis a tempo perso e attenzioni (con annessi favori) prima di essere friendzonati o ghostati. Per l’uomo attraente di alto livello socio-economico (che giustamente se ne frega di ciò che una donna dichiara), questi divieti non valgono. Solito discorso sintetizzato dal motto inglese “alpha fux, beta bux” (l’alfa va a segno, il beta paga).

La traduzione di “cerco una storia seria”

Collegato al tema appena esposto, c’è un’altra asserzione che si legge spesso da parte di ultratrentenni (ma capita raramente anche con ultraventenni): “cerco una storia seria, non mi interessano avventure”.

Con “avventura”, in questo caso, si intende una trombamicizia, più che la ONS in se stessa. Questa dichiarazione potrebbe nascondere spesso un paio di sottintesi fra le righe, oltre le intenzioni della stessa tindagrammina.

Il primo è che lei ha già sperimentato questa forma di relazione e ha capito che non la porta da nessuna parte sul fronte relazionale. Quindi vorrebbe evitare di ricadere in queste dinamiche, che evidentemente hanno lasciato dei segni su di lei (si veda la “coppia aperta”).

Il secondo è che lei è stanca di randagismo sessuale, che ha già “sperimentato abbondantemente” ed è quindi in cerca di un beta remissivo e con abbastanza denaro da permetterle di stare tranquilla o da offrirle, almeno momentaneamente, stabilità economico-affettiva. Alcuni ci cascano perché la scambiano per una “pentita”; altri semplicemente la evitano perché inaffidabile a prescindere. I secondi, ovviamente, utilizzano con successo i propri neuroni funzionanti.

Questo tipo di donne sono proprio quelle che fanno le “verginelle” cercando di darsi un tono da “ragazza seria” dopo una serie di bagordi che si guarderanno bene dal ripetere con il “beta” di turno, proprio perché non sono abbastanza attirati da lui e vivono quella relazione come un fastidioso o necessario (o entrambi) ripiego. L’indole dell’alpha widow non mente, va solo stanata.

Cosa cercano le tindagrammine italiane?

A onor del vero va anche detto che tante tindagrammine esprimono chiaramente le loro preferenze su cosa vogliono. D’altronde tocca a loro scegliere, e quindi i requisiti di mercato – come in un cinico annuncio di lavoro – li decidono loro.

Le espressioni che si leggono più frequentemente sul giocattolo di carne viva dotato di carta di credito American Express che vorrebbero sono: mi deve saper tenere testa (una frase che è tutto un programma…); deve avere i muscoli ma anche il cervello; deve essere sensibile ma duro nel momento opportuno (questa, in effetti, è una richiesta sensata in un incontro sessuale…); deve offrire loro emozioni, quindi farle ridere, organizzarle la serata a mo’ di animatore del villaggio vacanze; deve essere generoso (l’espressione è sempre coniugata in negativo “no tirchi”, ma il senso è quello di un uomo disposto a spendere per i capricci della principessina: da notare come siano ricorrenti queste richieste di carattere economico).

La descrizione di se stesse è materia da psichiatri

Le descrizioni di se stesse – quando avvengono – rasentano quasi sempre il ridicolo, anche quando vorrebbero essere (auto)ironiche. Spesso la prima vittima di queste bio, prima del buonsenso, è anche la lingua italiana.

Tra le espressioni più usate, tanto per dire, ci sono: solare (e magari sono così sfacciatamente dissociate da aggiungere “…e senza pretese”), intelligente, sapiosessuale, grande amante dei viaggi (rigorosamente all’italiana), delle cene in ristoranti stellati, del sushi, dei venerdì sera con Netlix e copertina, amante dell’oroscopo (scrivono: Sì/no più il segno zodiacale favorito/avversato) e delle gite in barca (e si palesa, suo malgrado, l’alpha widow o la golddigger – oppure entrambe).

Spesso scatta anche il cliché di “asociale” e quello di “mamma di un gatto” (o di un generico “peloso”) a completare il quadro clinico a disposizione di un bravo psichiatra.

A volte si legge la precisazione, davanti a donne con età superiore ai 35 anni, di essere “mamma orgogliosa di X bambini”. Il sottinteso – quando non esplicitamente dichiarato – è che l’uomo “prescelto” deve essere pronto a farsi carico dei figli di un altro/i. Ipotesi che dovrebbe essere evitata come la peste, e invece ci sono quelli disposti a prendersi, come si suol dire, “la vacca e i vitellini”.

Sul livello fisico delle descrizioni, in genere, fanno testo le foto, quasi sempre “tattiche”, con la luce giusta, lo sguardo giusto, il filtro giusto, la postura giusta. A volte capita che si esibisca direttamente un culo in perizoma su una spiaggia o un generoso décolleté, con la stessa tronfia ostentazione con cui i macellai dell’entroterra abruzzese usavano mettere in vetrina i quarti degli agnelloni (d’altronde entrambi “vendono” la carne, a pensarci bene).

In genere, ci sono foto del viso, magari ben aggiustate da filtri e da altre diavolerie. A volte, però, lei precisa la sua altezza per porre il solito paletto su un uomo che deve superarla.

Più spesso, invece, si trovano quelle che dicono chiaramente di essere “curvy” (altro inglesismo per intendere quasi sempre una donna “sovrappeso” oppure proprio “obesa”). In genere queste donne hanno foto in primissimo piano (sempre zeppe di filtri, grazie ai quali nemmeno la madre potrebbe riconoscerle) proprio per non mostrare i volumi corporei. In compenso, però, vogliono l’uomo ipertonico e palestrato. Il body positive vale solo per lei in-quanto-donna.

Ogni tanto, poi, capita la pseudo radical-chic che scrive cose del tipo “qui per un esperimento sociale”, “iscritta per una scommessa con la mia amica”, “sono qui per soli tre mesi per sperimentare”, “credo poco a queste app, ma faccio un tentativo…”.

Magari qualcuna di loro sarà anche sincera. Tuttavia ciò non toglie che, nonostante tutti i suoi “distinguo” e “precisazioni”, lei – che probabilmente si vanta anche di avere una vita piena, entusiasmante e frenetica – sta come tante altre lì in vetrina alla ricerca di “qualcosa”, non foss’altro che un aumento del proprio ego e un passatempo per la propria noia esistenziale.

Infine viene a volte indicato persino l’account Instagram o TikTok: male che vada, è comunque un follower in più che si può guadagnare e in futuro sarà possibile anche monetizzare questo seguito di morti di figa, magari con Onlyfans. Insomma, per dirla con Jean Paul Sartre, “lei ci guadagna sempre”.

Le bio sono uno spaccato della realtà?

La domanda che sorge spontanea è: le bio di Tinder sono uno spaccato della realtà? O sono solo lo sproloquio narcisistico e la maleducata flatulenza in versione dating di un gruppo di disagiate che cercano nell’incontro virtuale una rivalsa reale?

Da notare che bisogna parlare di letteratura e cinema con una che nemmeno scrive in italiano

La verità, come spesso accade, probabilmente sta nel mezzo o giù di lì. Non è cerchiobottismo, sia ben chiaro. Si vuole solo invitare a vedere la realtà nelle sue sfumature.

Nei circoli sociali che si frequentano dal vivo, tutte queste dinamiche emerse dalle bio di Tinder vengono sicuramente ammorbidite sia dall’ipocrisia che dal contesto stesso. Ma rimane il fatto che quella stessa collega di lavoro, quella compagna di studi all’università e quella “amica” in palestra o della comitiva con la quale si chiacchiera o si cerca di “flirtare” potrebbe avere un profilo su Tinder nel quale mostra il suo vero volto. O magari continua la recita ipocrita anche lì; ma il sentirsi lontano da sguardi indiscreti porta sempre a far cadere alcune inibizioni. Vale sia per gli uomini che per le donne.

La virtualizzazione dei rapporti

Non si può negare il fenomeno di Tinder, relegandolo a quattro disperati MDF (morti di figa) e altrettante scappate di casa alla ricerca di attenzioni e di scrocco. Tinder, come tutto il sistema delle app di dating, fa parte di quel grande meccanismo di virtualizzazione dei rapporti uomo-donna, che anche la pandemia ha finito per rafforzare inesorabilmente.

Tinder coinvolge, in modo socialmente trasversale, sempre più persone, tante delle quali nemmeno confesseranno mai apertamente di avere un profilo su quell’app. E se consideriamo queste persone come un campione significativo (a livello numerico di sicuro lo sono) delle odierne dinamiche sociali in Italia, il risultato è decisamente impietoso.

Perché questi brevi scorci “narrativi”, nella loro insondabile superficialità, sono tutt’altro che “parole da contestualizzare”: in realtà, sono uno spaccato di ciò che tante donne pensano davvero, senza filtri di sociale ipocrisia o di politicamente corretto, che poi per i “maschi” nemmeno esiste.

L’italiano medio è un disperato

Il fatto che gli italiani si arrovellino per cercare di esplorare le intenzioni femminili attraverso questi scarabocchi digitali di emoji e banalità messe in fila senza vergogna e senza alcun buon senso è solo una spia del disagio socio-esistenziale che l’uomo medio si trova a vivere in quest’epoca di Medioevo digitale.

Profilo creato da un troll

Si tratta di quello stesso esemplare di morto di figa che si lussa il dito (per dirla con il decalogo antizerbino) a fare swipe right (cioè a dare disponibilità ad un incontro) su Tinder a tutte le donne, nella speranza che qualcuna abbocchi alla sua pesca a strascico.

Una coazione a ripetere equiparabile tranquillamente alla ludopatia. Tanto da far entrare nella storia dei social quel troll femminile che mise su Tinder la foto del pesciolino rosso ricevendo un centinaio di like in un’oretta in Italia.

L’ennesimo segnale della disperazione sessuale (ed esistenziale, va ribadito) dell’italiano medio, della quale ti accorgi solo uscendo dalla caverna platonica, quando ti spunta il terzo occhio.

9 pensieri riguardo “Bio(psia) femminile su Tinder

  1. Frequentare i social è diventato un esercizio doloroso per gli uomini intelligenti e animati da amor proprio; Tinder è solamente la parte peggiore e più profonda di questo abisso digitale.
    I profili (Tinder, instagram) delle ragazze sono un ricettacolo di banalità, nessuno – se non rarissime eccezioni – riesce a distinguersi dalla massa: foto di culo, amante dei cagnolini e dei gattini, viaggi con le amiche, cene fuori.
    Rido sempre di gusto quando i miei amici, parlando delle proprie ragazze o frequentazioni del momento, dicono “lei è diversa, lei la conosco bene”.
    No, caro amico, non la conosci bene (altrimenti non staresti insieme a lei): è lei che conosce bene te…

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  2. Nei social ed applicazioni di dating è emersa la vera natura femminile dei tempi correnti: iperpretenziosa, fuori dalla realtà, arrogante, deresponsabilizzata, persino demente; mentre buona parte degli uomini, asserviti a questo nuovo ordine, si sono genuflessi e appecorati al ruolo di disperati zerbini, cuckold e maggiordomi al servizio di principesse viziatissime pur di avere un surrogato di relazione sentimentale.
    Non poteva andare peggio e la situazione non cambierà, anzi peggiorerà visto il trend, fintanto che non ci sarà un’energica presa di posizione maschile per riportare tutto alla “normalità” riprendendosi la dignità che gli spetta; ma fintanto che ci saranno milioni di MDF pronti a trattarle come dee dell’olimpo e a riempirle di richieste, like e complimenti ipocriti, sarà una guerra persa.
    P.S. Articolo completissimo, tanto crudo quanto veritiero, che non ha bisogno d’aggiungere altro. Complimenti all’autore.

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  3. Si potrebbe creare un gioco da tavolo dove vengono date le bio di tinder e ogni squadra fa un punto per ogni messaggio in codice che riesce a trovare e a decifrare.
    Ad esempio il “no utilitarie” non significa “no Panda, no smart…”, ma “no macchine diverse da ferrari , porsche,… qualsiasi altra macchina con costo inferiore a 150000€” perchè se un uomo è ritenuto basso quando è sotto i 180 cm nonostante la media sia di 175 cm usando la stessa logica non si può che non concludere che una Audi da 35000€ è un utilitaria.
    Oppure “raga se siete problematici evitatemi” significa che per stare con lei non bisogna essere normali ma problematici perché leggendo quello che ha scritto si capisce che è lei problematica ma si ritiene normale -> ha una visione della normalità alterata -> per lei i normali sono problematici invece i problematici sono normali (come scritto qui da qualche altra parte “in un mondo di pagliacci sono i pagliacci che ridono e sbeffeggiano quello normale”).

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  4. In base a quello che ho visto su quella piattaforma, oltre all’amore per gli animali domestici è frequente la passione per generi e gruppi musicali ben precisi: ad esempio ho notato che la stragrande maggioranza di queste ragazze ascolta i Theweeknd, poi Blanco, Marracash, un po’ di trap (latinoamericano, napoletano, italiano in generale), a volte addirittura il kpop (musica COREANA…), molto raramente invece ho riscontrato cantautorato italiano e altri classici della musica nostrana ed estera. Questo dato non significa molto ma è a mio parere indice dell’esistenza di una sorta di sottoinsieme culturale e di forma mentis in cui regna la frivolezza comportamentale cui la qualità della musica ascoltata fa da contorno. In più, per quanto a volte dicano di amare la cultura, quasi mai ho visto foto di libri, che sì possono essere fumo negli occhi, ma quanto meno danno una parvenza di contenuto su cui parlare… Sottolineo che non è la quantità o qualita di libri a determinare il valore di una persona, ne può essere un dato indicativo e non determinante, ma in quel contesto pretendere di non avere a che fare con gente noiosa e dare come spunto per una conversazione la foto con la corona d’alloro, con il gatto in mano o con il cantante coreano di turno è triste per chi osserva, per chi in attimi di scarsa lucidità si dice “ma sì dai, diamola un’occasione a questa app” come il sottoscritto, un ragazzo nella media che ha preso la bellezza di 5 like in 5 mesi AHAHAHA

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    1. Per quanto riguarda ‘i libri non determinano il livello intellettuale di una persona’ hai perfettamente ragione, dato che la sedicente ‘lettrice📚📚’ media da social legge praticamente le riviste di gossip o i saggi di Fabrizio Corona, personaggio divenuto famoso e milionario in un paese assurdo come il nostro a causa principalmente di attività illegali. Non bisogna leggere in generale ma leggere elementi costruttivi e che ti spingano a migliorare, altrimenti ogni zitella vrenzola sarebbe dello stesso livello intellettuale di un romanziere o romanziera di successo.

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  5. La famosa app di dating è utilissima: scartare per relaZione medio/lungo termine qualsiasi essere umano ci si sia mai iscritto è il requisito primario a qualunque aZZardo di serenità. Dici, come fai a scoprire che sono iscritte/i? Facile: lo dichiarano. Più dementi di così…
    PS: certi consumatori di ossigeno a tradimento sono così pigri/e da copincollare scrinsciòt della suddetta app su altre piattaforme, in modo da non dover riscrivere bio e conservare il filtri alle foto.

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  6. Direi parole sacre, piú che sante. Sia su questo che su svariati altri post. Io la ragiono sempre abbastanza su questa linea: se il Sistema sociale propaganda-approva apertamente una certa linea di pensiero, una determinata ideologia (riconosciute-accettate dall’opinione pubblica)… allora stai CERTO che (almeno) qualcosa non quadra e che la realtá dei fatti, concreta e reale… sta poi all’esatto opposto. Diffidare sempre delle ideologie imperanti di mainstream, almeno valutandole con spirito critico. Diffidare sempre di tutto quello che viene promosso come politicamente-socialmente corretto! E si puó adattare pressoché a tutto, compresa l’ideologia-propaganda femminista odierna. Alla luce dei fatti non sarebbe esagerato dire che ci troviamo in una sorta di dittatura matriarcale: volutamente promossa, portata avanti, foraggiata dal Sistema, subdola, silenziosa, ipocrita e malcelata sotto il velo d’accusa del “giogo” patriarcale… conferme sulla veridicitá dei vostri post stanno appunto sulla (ancora blanda, o poco visibile) accoglienza-approvazione da parte di un pubblico femminile. E’ evidente che la platea femminile non (al momento) applaude granché contenuti simili. E’ sintomatico. Giá solo questo sarebbe la riprova di quanto questi contenuti colgono nel segno…. contenuti di cui mi congratulo con voi

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