La regina dei 185 treni

Fedele alla propria vocazione di laboratorio sperimentale, il Galantuomo Dissacrante propone ai lettori – dopo il racconto distopico – un nuovo formato, ispirato a quello del “Di(zion)ario” di Massimo Fini (a sua volta figlio di un genere che ha avuto in Ennio Flaiano e Alphonse Karr il proprio apice). Ogni voce è una scheggia, cioè un piccolo frammento tratto dalla vita reale, che riguarda i temi del blog. Questa è la ventiquattresima puntata di questa rubrica.

Foto da Freepik

Titolo da B-movie o da film a luci rosse con Selen per giocare con le parole e dare un senso a concetti e storie diverse.

INDICE DEI CONTENUTI

185 (Centottantacinque)

185 non è il numero di un servizio clienti, ma il numero di messaggi ricevuti in meno di tre ore da una donna dell’Est Europa (di un paese appartenente all’Unione europea) su un sito di dating (non era Tinder) appena arrivata in Italia.

Lei era una ragazza “normale”, veramente si può dire che non aveva niente di speciale. Biondina, scialba, piatta. Per usare una metafora dei boscaioli, un normale albero in una foresta. Nel suo paese, oltretutto, era raro che qualche uomo la degnasse di attenzioni. Si limitava a respingere gli approcci degli immigrati bengalesi, pakistani o del Nord Africa.

Aveva scaricato un’applicazione di dating con geolocalizzazione e l’aveva lasciata accesa prima di partire in aereo per l’Italia. Appena arrivata in aeroporto (c’era da poco il roaming gratuito a livello europeo), aveva acceso lo smartphone collegandosi alla rete locale. L’applicazione si era quindi aggiornata posizionandola in questa nuova città.

Lei aveva perso tempo in aeroporto a causa di un ritardo nella consegna del bagaglio. Nell’attesa, nonostante l’ansia per il rischio di non ricevere la valigia, aveva notato con un pizzico di civetteria che gli italiani facevano onore alla loro fama di “dongiovanni” inondandola di messaggi.

Iniziò a leggere i messaggi e ai primi dieci ragazzi aveva anche dato qualche risposta monosillabica, più per curiosità che per altro. Poi, però, questi messaggi erano continuati ad arrivare sempre più numerosi. Aveva smesso non solo di rispondere, ma persino di leggere.

Dopo aver ricevuto il bagaglio e aver raggiunto l’alloggio insieme alla sua amica del cuore (la cui cugina vive in Italia e ci ha raccontato questa storia), ha potuto fare i conti: 185 messaggi ricevuti. Dal classico “copia-e-incolla” al messaggio standardizzato per finire con i vari “hello!”, “Ciao, parli italiano?” e “Hey!”: c’era di tutto.

Ma, dopo l’impennata all’ego della straniera appena sbarcata in Italia e l’assaggio degli effetti della sindrome della margherita (che sarà spiegata a parte, inutile googlare), tutto è stato vanificato dal fatto che erano semplicemente troppi (poi ti spieghi il paradosso dell’abbondanza) e lei non aveva tempo, perché quella era solo la prima tappa di un viaggio molto ben programmato nei minimi dettagli.

Rimane quel numero, impressionante, che è in linea con altre storie già raccontate da questo blog (tipo Un anno sull’Altipiano e “Comprare il gatto nel sacco”) e che spiega quanto la presenza di bisognosi e di morti di figa alla canna del gas semplicemente amplifichi la percezione di valore da parte di una donna [si veda: “Noi italiane siamo troppo corteggiate” e anche Bio(psia) di Tinder].

Le percezioni virtuali si trasformano in effetti reali.

Regina (delle Schiave)

Per la serie “pillole difficili da ingoiare”.

Quella stessa donna che viene trattata come una regina dall’attuale partner (spesso “bisognoso“, accondiscendente per aver ottenuto un briciolo di sessualità e zerbino nei suoi riguardi) è quasi sempre stata in passato la schiava (sessuale) – ovviamente consenziente – di altri uomini.

Treni

“Gli uomini sono come i treni: perso uno, ne passerà sempre un altro”. Questo proverbio (sentito nell’area molto tradizionalista del Caucaso) conferma la facilità per la donna media di trovarsi un uomo. Il corrispettivo italiano è quello del “morto un Papa, se ne fa un altro”.

Va detto che non sempre quel treno che arriverà, magari in ritardo, sarà quello giusto; così come potrebbe essere un convoglio che non porta la donna dove lei vorrebbe, cioè a raggiungere il proprio scopo.

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