Per qualche “narcisista” in più

Il colonnello Douglas Mortimer (Lee Van Clef) in una scena di Per qualche dollaro in più (foto presa dal web)

INDICE DEI CONTENUTI

Se essere un “narcisista” significa vivere i rapporti con le donne senza metterle sul piedistallo, fare lo zerbino o sbavare come un molossoide solo perché lei è bella, allora rientro in questa categoria.

Se essere un “narcisista” significa non farsi condizionare in una relazione dal fatto che “una così bella e intelligente (e magari anche ricca) non la trovi più” (vivendo perennemente con questa spada di Damocle sulla testa: follia!), allora datemi pure del “narcisista”.

Anche perché questa definizione è l’ennesimo termine usato a casaccio da una certa narrativa femminile che in Italia è diventata maggioritaria e vede gli uomini sempre più polarizzati fra “casi umani” e “narcisisti”.

I veri narcisisti secondo gli psichiatri

I narcisisti, quelli veri (affetti dal disturbo di personalità narcisistico) hanno un’incidenza sulla popolazione generale stimata fra 0 e 5,3%, e fra i casi clinici fra 1 e 17% (Fonte: The American Journal of Psychiatry). Addirittura, un’altra ricerca scientifica parla, per gli Stati Uniti, dello 0,5% della popolazione generale e fra il 2 e il 16% di coloro che chiedono aiuto per problemi psichici.

Appurato che non esiste nessuna emergenza “narcisismo” fra gli uomini, passiamo a vedere chi sarebbero questi presunti “narcisisti” avendo sempre ben in mente un concetto: è la scelta della donna ad essere deresponsabilizzata, i presunti “narcisisti” li sceglie lei (a cui spetta questa prerogativa), non sono certo degli alieni arrivati per rapirle con le gabbie di energia fotonica. Quindi tutti i lamenti femminili sul “narcisista” vanno catalogati alla voce “scelta deresponsabilizzata”.

Detto questo e fatte salve le varie sfumature che possono trovarsi fra le diverse persone, si possono individuare due categorie di cosiddetti “narcisisti”, che riguardano peraltro una percentuale comunque minoritaria del totale degli uomini in Italia.

“Narcisista” è chi ha opzioni

La prima categoria è abbastanza scontata. Viene definito “narcisista” un uomo di alto valore sia a livello di bellezza che di status socio-economico (o un’ottima combinazione dei tre elementi), spesso avvolto da un’aurea di preselezione, che, proprio perché ha tante opzioni (quella che gli anglosassoni definiscono “mentalità dell’abbondanza”), non è affatto facile da tenere stretto in una relazione convenzionale. Soprattutto se la lei di turno ha poco da mettere sul tavolo al di là del sesso e si aspetta di avere l’ennesimo zerbino pronto a sottomettersi ai suoi voleri solo perché lei è donna.

Questa tipologia di uomo ha le carte in regola per decidere con tutta calma se fermarsi in una relazione oppure andarsene se non addirittura ghostare per non dover dare spiegazioni dopo qualche incontro di sesso ludico (che lei invece già considera il preludio di una relazione). Tra l’altro, proprio perché ha “peso contrattuale” in coppia, questo presunto “narcisista” è capace anche di dettare le tempistiche e le proprie priorità nello stesso eventuale percorso relazionale (si veda: Coppia aperta? Un alibi per le corna).

Inoltre, non è uno che si lascia generalmente intimidire da sottili manipolazioni psicologiche o scenate isteriche con annessa minaccia di essere piantato in asso dalla donna di turno. Anzi, in molti casi lui può permettersi di trattare le donne con quello sprezzo con cui loro stesse trattano l’uomo italiano medio e il “bravo ragazzo” (figure spesso coincidenti). Probabilmente questo è uno dei tasti più dolenti per il fragile ego di tante connazionali, a cui è stato fatto credere – grazie alla propaganda sul body positivity e a legioni di sbavanti morti di fica (MDF) e zerbini – che essere appena piacenti fosse sufficiente per tutte le stagioni.

Se viene mollato, tra l’altro, il belloccio ricco e ben piazzato socialmente si ricolloca subito sul mercato, senza fare sceneggiate da disperato (come spesso succede, purtroppo, all’italiano medio che vive nella “mentalità della scarsità”). Anzi, il fatto che spesso lui possa avere donne pronte a subentrare a quella “ufficiale” non è solo una dimostrazione del suo valore, ma è anche l’arma che non lo rende ricattabile (ovviamente ciò vale sempre in situazioni in cui i rapporti siano liquidi: in caso di matrimonio o convivenza, le cose si complicano per lui). Perché se lei lo molla, rischia davvero di non vederlo più.

Il “narcisista” consapevole

La seconda categoria di “narcisisti” sono quegli uomini che, per varie ragioni, hanno preso profonda consapevolezza delle dinamiche sociali. Ciò li ha portati a cambiare registro (la teoria è nulla senza la pratica), sviluppando una mentalità che coniuga l’agiatezza dell’abbondanza con i rigori della scarsità. Può trattarsi di uomini che hanno migliorato le leve del proprio potere sessuale (e hanno avuto il tempo di metabolizzare i progressi) così come di soggetti che hanno preso qualche fregatura in giovane (o persino tarda) età e sono diventati parecchio guardinghi.

In genere sono persone che la vita, in tutti i sensi, se la sono sudata. Sono usciti dalla zona di comfort rappresentata dalla cameretta, dal paesino, dal quartiere, dalla regione e molto spesso dalla nazione stessa. Le difficoltà li hanno forgiati. Sono abituati a non lamentarsi, sono pragmatici, hanno capacità di lucida analisi, non vivono di voli pindarici e non sognano che una modella appaia loro una mattina su Instagram e voglia sposarli (invece che, più realisticamente, trascinarli in qualche truffa online).

Va da sé che, qualunque sia l’origine della loro consapevolezza, questa tipologia di uomini ha comunque i prerequisiti giusti per attirare un certo target di donne e su questo segmento di mercato loro sanno giocare la partita alla pari. Se necessario, anche loro ghostano ma soprattutto sanno qual è il valore della donna che hanno di fronte: sanno gestire l’effetto “fine festa” con cougar e milf, così come non si fanno abbindolare dalle profumiere, sia online che offline. E sulle ventenni, nel caso qualcuna di loro li dovesse scegliere dopo i 35-40 anni, sanno che quel destriero si cavalca finché è il proprio turno, non un minuto in più.

Sono tra l’altro preparati psicologicamente (se necessario) ad eventuali periodi di solitudine affettiva, sanno gestire i contatti con l’altro sesso e hanno a volte un’amante ben mimetizzata e qualche trombamica pronta a rientrare in campo. In questo senso, va detto per onestà intellettuale, questi uomini si comportano spesso proprio come le donne, né più né meno.

Prima di accusare costoro di avere un “harem” (accusa rivolta puntualmente anche alla prima tipologia di presunti “narcisisti”), le donne dovrebbero infatti guardare il proprio circolo sommerso e sempre ben attivo di orbiter ed ex fidanzati/trombamici al quale possono attingere in tempi brevissimi per rimpiazzare il proprio partner o semplicemente per trovare spalle su cui piangere e gente disposta ad allietare momentaneamente la sua vita nella speranza di una ricompensa sessuale o sentimentale.

Inoltre, altro elemento da non sottovalutare, questa seconda tipologia di presunti “narcisisti” mescola una forte autostima (costruita nel tempo grazie ai risultati ottenuti con il proprio lavoro) con l’ambizione di avere obiettivi ben precisi nella vita (spesso legati alla professione o alle passioni personali).

L’uomo consapevole non è ricattabile

Perché questo tipo di uomini viene definita “narcisista”, pur non avendo magari con le donne gli stessi numeri del super belloccio-ricco del primo caso? Perché comunque non è manipolabile o “ricattabile”, come avviene invece con la maggioranza degli italiani medi. I quali sono schiacciati fra un pesante provincialismo (acuito drammaticamente dai social), il mito del dongiovanni, la fatale rassegnazione nel comportarsi da zerbino, la “mentalità della scarsità” (con la quale hanno convissuto per ere geologiche) e una sudditanza psicologica verso il genere femminile (che è un altro dei frutti avvelenati del matriarcato italiano).

Questa tipologia di presunti “narcisisti” – come visto – sa dare la giusta importanza alle donne, a differenza degli zerbini e/o dei morti di figa spesso in cerca, rispettivamente, di una seconda madre e di una donna purché respiri.

Leggendo le descrizioni offerte da vari siti che si occupano di tematiche psico-sentimentali da un punto di vista femminile, a questo tipo di uomini consapevoli a volte spetta anche l’appellativo di “egocentrici” oppure, in casi estremi, di “misogini” o “sessisti” (solo perché si permettono di criticare la propaganda femminista).

Così come – e vale anche per il primo caso di presunti “narcisisti” di cui ci siamo occupati – arriva l’accusa di non avere senso di responsabilità e di scaricare ogni loro colpa sugli altri. Un’accusa che suscita sicuramente grasse risate a chi sa bene che, nel campo della deresponsabilizzazione, nessuno batte l’italiana media cresciuta ad aperitivi, sushi, tv spazzatura, viaggetti all inclusive, post sui social e femminismo à la carte.

Allo stesso modo, fa ridere pensare che, tre-quattro lustri fa, nel Nord Europa le donne definivano “manipolatore” un uomo che – dopo una frequentazione sessuale – non si faceva infinocchiare dalle loro chiacchiere sulla voglia di avere una relazione seria e di essere cambiate rispetto ai bagordi dell’adolescenza. Nel Belpaese, va notato, certi “concetti” arrivano sempre in ritardo.

Il “narcisista” è un esempio di libertà

Ad ogni modo, nell’Italia provinciale e matriarcale, questi uomini sono visti spesso male sia dalle donne che dall’italiano medio. Le prime non li sopportano perché, ai loro occhi, costoro si prendono delle licenze che non dovrebbero (tipo permettersi una vita sentimentale e sessuale senza avere una relazione con la Concettina/Silvia rompiscatole di turno) e soprattutto non si inginocchiano davanti al “fica power” (Massimo Fini dixit) al lavoro e nella vita sociale che rende la vita di una donna molto più semplice in Italia.

Checché se ne possa pensare, un uomo che abbia la schiena dritta e che sappia dosare le proprie attenzioni, pur non avendo le fattezze di Can Yaman, comunica una forza di carattere che viene vista come “eversiva” in un contesto come l’Italia. Soprattutto se quell’uomo ha comunque uno status di peso, che può influenzare altri connazionali, specie più giovani o semplicemente dubbiosi dell’assioma che l’Italia sia il paese più bello del mondo nel quale vivere. Per la massa, sono “cattivi esempi” da non seguire.

Quanto all’italiano medio – per non parlare poi dell’italiota –, nel migliore dei casi non li sopporta sia per un discorso di malcelata invidia sia perché la libertà di pensiero e di azione di costoro gli ricorda – come nella favola di La Fontaine sull’incontro fra il cane e il lupo – il peso delle miserabili catene da orbiter o da fidanzati/sposati con l’arrogante Concettina/Silvia che li comanda a bacchetta e li vede spesso come un ripiego necessario dopo non essere riuscita a trattenere fra le sue gambe il belloccio dei suoi sogni.

L’uomo consapevole non è un automa, sia ben chiaro. Ma è una persona che sa gestire le proprie emozioni con una prospettiva diversa rispetto a quella dell’italiano medio: in una società in discesa libera verso la femminilizzazione della componente maschile (con tutti i piagnistei annessi e connessi), questo tipo di uomo propone una virilità positiva che sa vivere le emozioni senza degenerare in un’isterica quanto paralizzante emotività.

L’appeasement dell’italiano medio

Da parte sua, l’italiano medio – se non si trasforma nella sua peggiore versione, ovvero l’italiota – rimane in fondo una brava persona, un cane che abbaia senza mordere (ma con la tendenza a fare il forte con i deboli e il debole con i forti) alla ricerca del proprio orticello dove nessuno lo possa disturbare. In fin dei conti il suo egoismo da bambino furbetto è anche – antropologicamente parlando – la ragione per cui perderà sempre.

Proprio nel suo “appeasement”, nella sua volontà di pace, c’è il grande ritardo culturale del connazionale medio. Infatti non ha capito che, prima con il femminismo (arrivato dagli States grazie ad un certo benessere diffuso) e successivamente con i modelli proposti dalle Tv e dai social, il paradigma dei rapporti uomo-donna è completamente cambiato. La svalutazione della figura paterna e maschile, l’impostazione misandrica delle leggi su separazione e divorzio, la mercificazione dei rapporti umani e il paradosso dell’abbondanza sono fra i grandi mali del nostro tempo.

L’uomo consapevole, al contrario, conosce per definizione le regole del gioco, è abbastanza cinico e, allo stesso tempo, spregiudicato da saperle sfruttare per sopravvivere in un contesto così difficile e complicato nei rapporti uomo-donna come è l’Italia.

La lezione del colonnello Douglas Mortimer

In uno dei capolavori di Sergio Leone, Per qualche dollaro in più, il colonnello Douglas Mortimer (Lee Van Clef) impersona l’archetipo cinematografico dell’uomo freddo e razionale, che ha imparato a gestire i propri sentimenti sia grazie alla disciplina militare che ad “un fatto che mi rese la vita estremamente preziosa”.

Ad un certo punto, il colonnello ricorda al più giovane e fumantino Monco (Clint Eastwood): “Ragazzo… Con i miei sistemi sono arrivato a 50 anni, e non sono pochi da queste parti. Tu quanto camperai?”. È una domanda che, nella sua potente forza sia evocativa che metaforica, andrebbe rigirata ai millennial che stanno consumando le proprie vite sui social e sulle app di dating dietro a donne che non meriterebbero nemmeno un centesimo delle attenzioni che ricevono.

Se questi uomini consapevoli sono i “narcisisti” tanto denigrati, l’Italia ne ha dannatamente bisogno per poter provare a riequilibrare la situazione. E, seppure il sistema non dovesse riequilibrarsi (il 2121 è sempre più prevedibile), quantomeno quel tipo di “narcisista”, cioè l’uomo consapevole della propria virilità positiva, potrà affrontare la propria esistenza in maniera intelligente e razionale, arrivando ai metaforici “50 anni” di vita ben vissuta.

14 pensieri riguardo “Per qualche “narcisista” in più

  1. In Occidente (e non solo lì) non è assolutamente possibile costruire qualcosa di duraturo con una donna. L’unica mossa vincente è non giocare.
    Prendo nota del fatto che, anche qui, i rapporti con le donne sono descritti quasi come rapporti di lavoro (quale lavoro, avete capito), con frequenti ammonimenti sul non legarsi sentimentalmente a loro. Ulteriore conferma del fatto che, si chiamino Concettina o Natasha, non tengono assolutamente agli uomini che vedono come mezzi per raggiungere scopi personali

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  2. Che il concetto di “Narcisista” sia utilizzato con troppa facilità senza una diagnosi fatta dallo psichiatra è ormai assodato. E’ diventato un modo per denigrare gli uomini di alto livello che usano le donne di livello più basso del loro per semplici avventure (donne che invece sono molto più frequentemente veramente narcisiste, perché tentano di manipolare le persone per i propri vantaggi personali incuranti delle conseguenze emotive sugli altri). Finalmente ci sono anche psicoterapeuti che cercano di ristabilire un equilibrio dei termini (e dei comportamenti). Vedasi: https://www.vanityfair.it/article/il-narcisismo-non-esiste-e-qui-vi-spieghiamo-perche

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  3. Questo articolo mi ha fatto ricordare i discorsi dello psicoterapeuta Mauro Scardovelli, ma penso che chiunque del mestiere possa confermare. Lui ha fatto presente che il termine “narcisista” viene usato per convenzione quando si vuole indicare qualcuno con una componente narcisistica molto forte, che richiede una terapia.
    Questo porta a due conclusioni:
    – la prima corrisponde a quello che avete scritto qui, cioe’ che i veri narcisisti, per modo di dire, sono pochissimi, e ovviamente non sono tutti uomini.
    – la seconda e’ che la componente narcisistica fa parte di tutti noi e di solito esce fuori come una sorta di autodifesa contro una prevaricazione da parte di altri che non dovrebbero dominare su di noi ma ci provano comunque, e purtroppo fanno parte della nostra sfera affettiva. Di solito vengono denominate autorita’ false.

    Da persona che vive nel Nord Europa trovo confortante che molte persone abbiano a cuore la loro
    salute mentale oltre che quella fisica. Qui si normalizza il fatto di andare in terapia. I miei primi anni da immigrato italiano ero infatti molto scettico, perche’ da noi quando si sente che qualcuno va in terapia, specialmente dopo una relazione finita o un lutto, si tende subito a giudicare. “Se ci va, vuol dire che ha problemi; non ci sta con la testa ecc…” Quando poi ho visto che non e’ solo diffusa ma anche praticata da chi meno te lo aspetti (vi immaginereste in Italia di sentire che un vostro manager o direttore vada in terapia?). Si incoraggia molto anche la meditazione e l’introspezione in tanti modi. Mi piacerebbe che anche in Italia si cominciasse a pensare alla salute mentale, sono sicuro che qualcosa si stia gia’ muovendo, e che spero non sia solo relegata a “bisognosi”. Magari si starebbe tutti molto piu’ sereni e si smetterebbe di usare termini psicologici a mo’ di accusa come narcisista, sociopatico e via dicendo. Non dimentichiamo che comportarsi da vittima e’ essa stessa una manipolazione.

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  4. Caro GD, giusto un anno fa ti suggerii di produrre un articolo su questa tematica che forse ti era già in mente, ma io non avrei saputo sviscerarla meglio di te, non possedendo il dono della tua ammirevole dialettica.
    Forse è una mia presuntuosa sensazione, ma credo d’averti ispirato nella descrizione del presunto narcisista descritto al punto due, su cui nemmeno mia madre avrebbe potuto descrivermi meglio! 😅
    Comunque per la cronaca, per l’arrogante, presuntuosa e pretenziosa italiota media io sarei un egocentrico, arrogante, narcisista, saccente, presuntuoso e st***o! 🤣
    Repliche che io reputo medaglie, dato che mi allontanano quanto mai dallo zerbino\MDF\rattuso medio che riempie le loro pagine di like e finti complimenti. 😅
    Anzi vorrei sottolineare che a qualcuna piacevo proprio per questo. 😉

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    1. Caro Lord, non ricordo ma non escludo che possa essere stato tu a suggerirmi questa analisi. Il fatto è che, seppur prendendo a fattor comune le nostre esperienze, anche il dialogo con te e altri lettori/commentatori è sempre uno scambio di idee che si rivela fecondo, come giusto che avvenga fra persone intelligenti. Questa è anche la ragione per cui non vale la pena confrontarsi con chi non ha niente da mettere sul tavolo a parte slogan e idee altrui. L’esperienza di vita sarà sempre superiore a qualsiasi discorso di teorico da social che la vita l’ha vista su Google Maps.

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  5. L’articolo più bello ed esaustivo sulle dinamiche uomo-donna(e non solo) che abbia mai letto. Il motivo principale per il quale mi sono iscritto a questo blog è stato da subito la totale condivisione di tali dinamiche. Sono un ragazzo di 32 anni della provincia di Napoli che sin da piccolo è stato immerso in un mondo permeato di femminismo come dite voi “all’italiana ” e in un contesto sociale come il mio tali dinamiche sono enormemente amplificate: ragazze bellissime che si sposano/fidanzano con camorristi o delinquenti oppure con rampolli di famiglie ricchissimi(ai tempi baroni) ;per noi comuni mortali tali ragazze sono irraggiungibili.
    È esasperata la cultura dell’ostentazione,qui ognuno pensa ad apparire piuttosto che ad essere,le ragazze che per come si conciano (con i filtri su IG) sembrano artefatte;moltissimi
    ragazzi invece non sono per nulla interessati al miglioramento personale ma tutte le loro attività sono finalizzate a conquistare la belloccia del Paese. Inutile dirvi che tutte queste dinamiche mi fanno venire il voltastomaco.In virtù di quello che vi ho appena a descritto, mi definisco un ragazzo “atipico “considerando il contesto nel quale vivo:leggo tantissimo,studio ed ho un’attività imprenditoriale da 5 anni,tutto sudato con la mia pelle e senza aiuti esterni. Ho enormi difficoltà ad avere un’interazione sana con le ragazze del mio hinterland, tutte profondamente conformate e senza cervello,ragion per cui mi capita di stare (volontariamente )per lunghi periodi da solo.Inutile dirvi che vengo apostrofato spesso con aggettivi come “narcisista” o addirittura “misogino”
    ,ma preferisco di gran lunga stare da solo che farmi calpestare la dignità di 4 galline senza cervello.

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    1. Ciao Giuseppe, grazie per le tue parole. Purtroppo la provincia italiana, e nello specifico quella campana, è un microcosmo terribile che tu hai descritto benissimo. Inutile dirti che conosco benissimo quella realtà e tutto il parterre di personaggi in cerca d’autore.
      Rimane sempre valido il detto che, in un consesso di pagliacci, l’unico vestito da persona seria farà ridere gli altri; o quantomeno sarà guardato in modo strano perché non si adegua alla massa.
      Questo blog, come scritto nella linea https://ilgalantuomodissacrante.wordpress.com/la-linea-del-blog/ nasce anche per raccontare una storia “vincente” e per far capire a tanti ottimi uomini che non sono loro sbagliati… sono solo nel posto sbagliato. Questo blog cerca e vuole lettori come te: che sappiano degustare le analisi, che possano immedesimarsi e cogliere gli spunti di riflessione da interiorizzare.

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    2. E’ la situazione che vivono in molti e l’hai descritta benissimo. Ormai, trovare in questo letamaio di società basata sull’ostentazione e sulle apparenze, donne con un briciolo di materia grigia e seriamente impegnate a costruirsi una famiglia con un uomo per bene, è praticamente impossibile.
      Viviamo dentro una botte dove tutti sono ubriachi a quanto pare.
      Non ho consigli da darti semplicemente perchè non ci sono soluzioni a questo stato di cose che il mainstream e buona parte della politica di finta SX incoraggiano (anche la finta DX non scherza), quindi posso solo aprrezzare il fatto che anche tu, come me, non ti sei piegato a diventare il maggiordomo\zerbino\cuckold di sciacquette senza arte ne parte che non sanno cosa vogliono dire le parole “buon senso” e, soprattutto, “rispetto”.

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  6. Articolo con i contro-co****ni.
    Tutta e sana verità.
    Chi ha avuto abbastanza a che fare con le donne, sa perfettamente quali siano i meccanismi che applicano per controllarti. Manipolazione, vittimismo, isterismo, doppi standard, incapacità comunicativa.

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  7. Sono una donna. Sono capitata sulla pagina fb del blog, grazie ai collegamenti sponsorizzati di fb, ed ho letto incuriosita. In effetti è da tempo che ho notato il diffondersi di una certa narrativa sul narcisista, incluso il grido d’allarme “al narcisista”, che onestamente mi ha abbastanza stancato. Però a leggere qui non sembra che si parli di relazioni, ma piuttosto di guerra. Magari sono un’intrusa la cui presenza può infastidire, e lo metto in conto, ma vorrei dire la mia: narcisista a mio parere è chiunque, donna o uomo che sia, che usa le relazioni, e la persona con cui si relaziona, come uno strumento per potenziare il proprio ego. Chiunque in una relazione non sia interessato minimamente al benessere dell’altra persona e alla qualità di ciò che sta portando all’interno della stessa. Che siano “doni” emotivi o fisici, se fatti con il semplice scopo di conquistare e assoggettare per raggiungere puramente la propria soddisfazione personale, non valgono nulla. In questo mare di giochi di potere e definizioni, io non so più dove sia finito il semplice scambio umano tra 2 persone. Quello che fa si che la vita di entrambe le persone, grazie alla relazione, si arricchisca di senso, pienezza, e gioia condivisa… Noi dobbiamo difenderci da voi, voi dovete difendervi da noi… Sicuramente esisterà una categoria anche per me… ho visto che ce ne sono un pò per tutti… Mettetecimi pure… In fondo viviamo in un mondo di categorie, ma secondo me il gioco non dovrebbe essere quello di vincere, ma quello di vedere se stessi attraverso l’altro… E quando l’altro ci aiuta ad avvicinarci alla parte più vera di noi, ad essere in connessione con noi stessi e col resto del mondo, la relazione ha senso. Altrimenti è gioco di potere e serve solo a distrarci dall’enorme nulla che ci portiamo dentro illudendoci che ingigantendo l’ego e nutrendoci semplicemente di un’immagine fasulla che mostriamo a noi stessi e al mondo, quello scompaia.

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    1. @Lia Si narra che quando i nazisti videro in casa di Picasso il famoso quadro dal titolo “Guernica”, gli chiesero: “Maestro, voi avete fatto questo?”. E lui rispose: “No, lo avete fatto voi”.
      Questa “guerra” non l’abbiamo dichiarata noi. Noi ci “difendiamo” civilmente con la conoscenza e la consapevolezza. Le uniche “armi” con cui si può vincere una battaglia culturale.

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    2. Apprezzabile il tuo commento, giusto e da prenderne spunto per chi non sa cos’è il rispetto verso gli esseri umani; ma l’articolo parla di uomini che vengono ERRONEAMENTE definiti narcisisti, mentre sono quelli che non si sono adattati al modello “zerbino\maggiordomo\cuck” a cui tutto il mainstream e certa politica aspirano a trasformare.
      In realtà buona parte di chi frequenta questi spazi ha sempre amato le donne, ma la razionalità e la visone del mondo REALE, non quello raccontato in TV, li hanno resi consapevoli, un pò più “furbi” per autodifesa e qualche volta, a ragione (da vendere), pure misogini.
      “L’animale che non si adatta, soccombe”.

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