Cosa ci raccontano i numeri sui social

Foto: Gerd Altmann da Pixabay

Siamo arrivati alla terza ed ultima storia. Nella prima, si parlava di una ventenne; nella seconda di una quarantenne. Stavolta sotto i riflettori, in tutti i sensi, è una trentenne. Queste tre storie, con i loro numeri ed esperienze sui social, saranno la cartina al tornasole per decifrare, in parte, ciò che vive una donna carina in Italia.

I fatti e i numeri

Lei è stata per qualche anno la voce (si veda pure: Lo show tossico della Concettina latina) di un gruppo abbastanza famoso in tutta la Russia (144 milioni di abitanti). Ospitate in Tv nazionali, spettacoli, turnée, concerti e promozione di album anche in Ucraina (oltre 40 milioni di abitanti) e Bielorussia (circa 10 milioni).

Poi ha deciso di cambiare vita e carriera. Ho qualche amico/a in comune con lei, ma non ci siamo mai conosciuti di persona. E’ molto, molto carina. Fisico incredibile, minuto e proporzionato, ben evidenziato senza mai essere volgare. In Italia (60 milioni di abitanti) probabilmente avrebbe condotto il Festival di Sanremo e cantato anche alla messa del Papa in mondovisione.

L’amore per la musica e il canto non li ha abbandonati, ma ormai si dedica principalmente ad altro. Dove è comunque la promoter di se stessa, quindi ci mette faccia e corpo (ripeto, non nudo ma sexy). Veniamo ai suoi profili social. Ha Instagram, gestito in modo professionale da un’agenzia, dove ha oltre 60 mila follower. Ma hanno dovuto darci dentro, anche con la sponsorizzazione, per fare quei numeri. In precedenza, da sola, aveva avuto numeri decisamente più bassi. E parliamo di una persona che ha il proprio target nei paesi russofoni e anglofoni, non nella provincia di Verona o di Cosenza.

Qualche numero per dare gli ordini di grandezza è a questo punto necessario: il pubblico potenziale di questa donna è di oltre 600 milioni di persone, laddove in Italia – occorre ribadire – abbiamo 60 milioni di abitanti. Ovvero meno di un decimo. Eppure attrici italiane secondarie, che hanno fatto le comparse o qualche sketch simpatico hanno tranquillamente da 40 mila follower in su. Parliamo di minimi sindacali. Non faccio nomi, basta aprire IG e vedere: i numeri non mentono. Per non parlare di una donna che, per un’intervista diventata virale sul Covid, ha oggi un account da 150 mila follower.

Tornando alla ex cantante, è divertente vedere che ha anche un profilo FB (non una pagina!), gestito da lei direttamente, dove posta raramente ma dove mostra davvero la sua vita privata. Dal momento che il profilo è visibile agli amici degli amici, ci ho dato più volte un’occhiata. Nonostante abbia 800 amici, il tasso di engagement si limita a 60 like al massimo (in genere è meno) per ogni post, con non oltre una decina di commenti (ai quali risponde con garbata attenzione). E parlo, lo ripeto, di una donna dello spettacolo con circa 15 anni di carriera internazionale alle spalle.

Si veda il caso di Olga Kalenchuk

Confronti con l’Italia

Veniamo a qualche confronto con qualche caso di gente comune in Italia. In una zona di provincia del Sud, la figlia di un caro amico, con un viso carino ma simpatica come un cactus finito negli stivali, a 18 anni aveva qualcosa come 1600 (milleseicento) amici su FB. Ogni suo post arrivava tranquillamente agli 80-100 like (si veda pure: Sorelle d’Italia: Concettina e Silvia).

Su IG oggi viaggia oltre i 2800 (duemilaottocento) follower, e – a onor del vero – non posta nemmeno contenuti “ammiccanti”. Il tasso di engagement su IG ha risentito da quando si è fidanzata, ma ogni suo post fa comunque una media di 20-30 commenti. Il numero dei cuoricini, come ben sa chi è avvezzo a IG, non è più un dato pubblico (lo vede solo il titolare dell’account o i social media manager), quindi non è possibile fornirlo.

In un’altra zona di provincia (in un paesino con meno di 20 mila abitanti e nemmeno nell’hinterland di una grande città), sempre al Sud, una imprenditrice “single ma non sola” over 35, belloccia e con un passato da “ape regina”, con i suoi 700 amici su FB arrivava tranquillamente a 250 like quando postava le poesie di Giò Evan o le citazioni di Bukowski. Quando scriveva qualche lagna personale sugli “uomini di una volta che non ci sono più” o sulle asperità che incontra una giovane donna che gestisce la ben avviata azienda di famiglia, si andava oltre i 350-400 like e i suoi post diventavano virali grazie agli oltre 200 (duecento) commenti ogni volta. Ai quali, se rispondeva, offriva monosillabi e perle di banalità da ripetente delle scuole superiori.

Lascio tranquillamente a voi le conclusioni. Non serve essere social media manager e nemmeno esperti di numeri, statistiche, engagement o manager di agenzie pubblicitarie. Ognuno di voi, specie i più giovani, sanno che ragazze carine in Italia hanno facilmente 3-4 mila follower su IG. Ma ci sono altre in Italia che fanno numeri superiori senza grandi sforzi: una coscia “tattica”, un decolleté ben valorizzato in una foto, un lato B in tanga su una spiaggia sono un grande volano per il successo social. Si evince chiaramente che in Italia questi “strumenti” – anche numericamente – offrono una chiara rappresentazione del potere sessuale femminile, amplificandolo oltretutto all’inverosimile.

18 pensieri riguardo “Cosa ci raccontano i numeri sui social

  1. Ho letto la trilogia della vergogna, niente di nuovo sotto il sole per chi per periodi della propria vita è emigrato, peraltro avendo una compagna ucraina la cosa mi tocca in prima persona: non può andare a bersi un caffè da sola o a fare due compere che inizia il carosello di uomini, anche anziani che fanno avances. La cosa è molto fastidiosa, ripartirei per la Spagna dove vivevo prima, ma non posso. Confermo comunque che essendo al profondo nord le cose non cambiano: qui si vale il detto, ahimé “tutta Italia è paese”, anzi belle piazze come Praga e Budapest sono state sputtanate da noi padanidi e da lor ausonici in egual modo, la costa italiana or croata, che potenzialmente era una bomba per quantità e qualità di donne slave bellissime e simpatiche, per lo più è stata sputtanata da lombardoveneti assetati e arroganti. Ricordo ancora cosa voleva dire una vacanza ad agosto io e il mio amico soli italiani in Montenegro, italiani ovviamente rispettosi della gente del posto, curiosi e mai cafoni, e mi scende una lacrimuccia.

    La trilogia è però importante perché, se è vero, come sostiene anche il Redpillatore se non sbaglio, che nasce sostanzialmente prima la ragazza iperpretenziosa italiota e poi il MDF o il cucco in risposta, risposta data dalla fame che porta all’irrazionalità, ma risposta che ANCHE SE COMPRENSIBILE E’ INTOLLERABILE E INGIUSTIFICABILE, sia per la perdita di dignità, sia e sopratutto perché il MDF e il cucco si sono trasformati in idra mostruosa che si autoalimenta dei propri errori fino a creare il danno irreparabile: donne sempre più pretenziose e uomini sempre più soli, se non in friendzone, che oramai per questi uomini ha assunto il livello di amara comfortzone dell’eterna speranza VANA (ripetersi il vana all’infinito).

    La cosa è comunque arcinota per chi segue questo blog o pagine similredpillate. I social sono stati la ciliegina avvelenata sulla torta, amplificatori del marcio relazionale e di mal costume.

    STA QUINDI A NOI UOMINI A QUESTO PUNTO LA DECISIONE DI UTILIZZARE I SOCIAL E LA VITA QUOTIDIANA SENZA ZERBINARE, di spunti ne abbiamo, come decaloghi e punti vari antizerbino. Per ora è una battaglia abbastanza donchisciottesca, per ogni uomo che decide spuntano come funghi 10 zerbinetti, ma ricordiamoci che le battaglie donchisciottesche sono comunque romantiche e un giorno chissà, qualcuno comunque deve pur iniziare.

    Senza comunque andare troppo ad est, ho vissuto tantissimo in Spagna, paese più simile all’Italia, ma lì gli uomini sono tutto fuorchè zerbini: del tutto esemplificativo il fatto che l’epiteto “pagafanta” traduzione di zerbino, ovvero colui che accompagna donne senza avere ritorni sessuali ma che paga da bere sia un’offesa molto prontamente utilizzata per l’uomo che nelle compagnie di gentiluomini, o caballeros, pecchi di zerbinaggio. Qui invece l’amico che zerbina lo si capisce, lo si mette in guardia, lo si tollera. Errato, forse anche noi dovremmo un pò bullizzarlo psicologicamente e magari toglierlo dalla nostra cerchia di amici più stretti che tanto uno zerbino è sostanzialmente un viscido e i viscidi pugnalano gli amici per un pò di pelo se serve. La donna spagnola sui social, invece, nonostante sia tendenzialmente posatrice che l’italiana un pò per lo spirito di cui sopra, un pò comunque perché non hanno avuto il sessantotto, quindi è meno indecente, si prende in media un quinto dei like italiani, se poi magari si mette pure a fare l’impegnata in politica col femminismo et similia si scende ad un ventesimo e tra gli amici gli uomini parlano di lei come una “tontapolla”, in pratica una rincoglionita.

    Inutile dirvi che c’è molta, molta, molta più redistribuzione sessuale e meno disparità di genere, quindi più possibilità di accesso al sesso per l’uomo medio spagnolo che in Italia, nonostante anche in Spagna la pseudoélite femminista che condiziona media e quant’altro, pensiamo alla Casa di Carta, sia fortissima.

    Un saluto e grazie della trilogia.

    Piace a 2 people

    1. @Accio Benassi Commento da incorniciare, e per il quale ti ringraziamo: fornisci spunti e anticipi una serie di nuovi temi che tratteremo prossimamente.
      Sulla Spagna, nessuno di noi ha esperienza diretta, quindi abbiamo deciso di non occuparcene per il momento, a meno che nello staff entri un esperto del paese iberico. Comunque rimaniamo dell’idea – dai pochi indicatori disponibili – che gli spagnoli siano messi comunque meglio degli italiani, il vero fanalino di coda dell’Europa.
      Sulla dannosa presenza italiota all’estero, non facciamo sconti a nessuno: c’è una rappresentanza di tutta l’Italia. E ci scendono le lacrime in un pianto collettivo nel pensare a quanto abbiano danneggiato la nostra immagine.

      Piace a 1 persona

    2. Confermo ogni tua virgola della tua disamina. Io ormai mi sono arreso, come tu scrivi, ad ogni uomo uscito dallo zerbinaggio ne spuntano altri dieci di nuovi, è una guerra persa a tavolino. Nel nord est, ma penso che nel resto d’Italia non sia molto diversa la situazione, “ho visto cose che voi umani non potete immaginare” (Blade Runner docet), 70enni con la pelle slabbrata persino sulle braccia e mani da mummia con l’artrosi e scure dalle macchie della vecchiaia, degne da film dell’orrore, rifiutare uomini 50enni decenti e posizionati, stesse vecchiazze postare la solita foto taroccata su FB e ricevere 80 like nel giro di un’ora con i soliti “sei bellissima”. Lo zerbino italiota, oltre ad essere schifosamente viscido, dovrebbe essere bandito dalle comitive e perculato, in quanto incapace di capire che il suo atteggiamento è controproducente per se stesso e gli altri, invece viene tollerato, talmente è radicata la mentalità dello zerbinaggio in questo paese viene ritenuta normale. Mi domando a questo punto dove debba andare a “pescare” senza umiliarsi oltre un 50enne italiota che non è il sosia di Brad Pitt… In una RSA o diventare gay? Perchè qui non ci sono più speranze nemmeno con queste cesse senza arte ne parte.

      "Mi piace"

  2. Ma perché siete tutti cosi sorpresi? Ma non lo sapete che le donne italiane sono tra le migliori donne del mondo? Quindi è perfettamente logico e sensato che una qualunque provincialotta italiana batta sui numeri (in proporzione) una qualunque star russa. Ma volete veramente paragonare la pasta all’insalata russa? Inoltre non dimenticatevi che loro sono freddi come la loro omonima insalata invece noi siamo caldi come un piatto di pasta appena fatto!
    Ho scritto questo per fare una battuta, ma ora ci metto anche una riflessione: ma ci pensate che se non lo avessi scritto io per scherzo, probabilmente in futuro lo avrebbe scritto qualcuno che ci crede veramente?

    Piace a 2 people

  3. La soluzione non è smettere di zerbinare (quella è una scelta individuale e dipende da carattere e formazione dell’individuo), ma di SMETTERE DI USARE I SOCIAL NETWORK.
    Eh, lo so che è difficile: li usate per lumare le fighe…

    All’obiezioni sugli amici “veri” (come se gli amici falsi potessero essere chiamati allo stesso modo): quelli hanno il tuo numero e ti possono contattare in qualunque momento tramite una delle migliaia di app di messaggistica (quelle di Fuckerberg NON sono un obbligo di legge -hai visto mai che qualcuno lo creda…). Oppure, pensa te, TELEFONANO.

    Ad ogni login siete complici, è una questione tecnica che un qualunque dipendente di provider internet può spiegarvi con precisione professionale (io ne conosco uno di Fastweb, per esempio).

    Piace a 1 persona

    1. Nick the quick GD non concorda. Dal momento che i social sono ormai radicati nella realtà e sono pochi a potersi permettere il “lusso” di starne fuori, tocca smetterla di zerbinare, tocca cambiare il passo e smetterla di nutrire l’ego di donne che non si meritano nulla.
      I social bisogna imparare ad usarli al minimo necessario e con consapevolezza. Bisogna focalizzarsi sui propri obiettivi, non fare il produttore di bava sui social. Altrimenti non c’è alternativa. Non sono sistemi politico-religiosi o asteroidi a poter risolvere questo problema, come credono tanti “apocalittici da bar social”.

      Piace a 1 persona

    2. Dal decalogo antizerbino, parafrasando: “Faresti la stessa cosa se fossi un uomo-di-successo tampinato in continuazione?”

      Io capisco la dipendenza dalle droghe, ci mancherebbe. Però, come recita il capolavoro di Paolo Rocchi (da “Un gusto superiore”, 1980): “O sei parte del problema o sei parte della soluzione”.

      Sean Rad, Jonathan Badeen, Justin Mateen, Joe Munoz, Dinesh Moorjani, Chris Gylczynski e Whitney Wolfe l’hanno cAPPito alla perfezione.

      "Mi piace"

    3. Caro Nick, evidentemente hai 50 anni o più, e zero rapporti col mondo esterno. Ti limiti a fare l’ “Osservatore” (milanese forse, ma io dico “Romano”) della realtà dalla tua campana di vetro, per questo pontifichi con tanta sicumera dividendo i giusti dagli sbagliati, il bianco dal nero.

      Perchè se avessi dei rapporti col mondo esterno sapresti che fare a meno delle app di Zuck oggi è praticamente impossibile. Puoi cancellarti da Instagram, d’altronde l’uomo medio su Instagram funge da zerbino, a meno di avere delle genuine passioni da condividere (disegno, musica, canto, produzione video) o di essere un modello dietro cui le donne sbavano. Puoi cancellarti anche da Facebook, che ormai è diventato un letamaio. La culla delle casalinghe con la 3° media e dei “Come fate a non scandalizzarviiII!!1! Pena di morteeee1!1!”.
      Ma whatsapp come lo disinstalli? Ormai per qualsiasi cosa si faccia, c’è il gruppo whatsapp. Che si tratti del gruppo dei parenti, dei cugini, delle mamme, di Clash of Clans o Clash Royale, o del gruppo per organizzare il compleanno di Roberto o l’uscita del sabato sera. Tutto si svolge su whatsapp. Capisco che sei rimasto ai tempi dei telefoni SIP in bachelite, ma è molto più comodo rivolgersi a 10 persone contemporanemente su whatsapp, pittosto che alzare la cornetta e girare il disco.

      Ma proviamo a riavvolgere il nastro e immergerci nella realtà di un ragazzo di 20-30 anni che esce il sabato sera:
      – Ehi Roby, guarda come siamo venuti bene qui
      – Si Alice, bellissima foto
      – Dammi il tuo instagram che carico la foto ti taggo
      – Sai Alice, io non ce l’ho instagram. Un Osservatore su internet mi ha detto che non devo tenerlo perchè altrimenti a ogni login sono complice, e che devo usare solo le telefonate.
      – **gelo**
      – Ok, ma almeno Facebook ce l’hai? Come ti chiami su Facebook?
      – Nemmeno, sempre l’Osservatore mi ha detto che non devo usare i sozzal se no ho già perso la partita in partenza

      La tua soluzione è praticabile solo da un eremita, uno senza vita sociale e senza passioni, perchè se già vai a fare calcetto, qualcuno ti chiederà di aggiungerti nel gruppo whatsapp degli amici del calcetto. E se vai a lezione di musica, il tuo maestro probabilmente ti dirà su whatsapp se la lezione di martedì è confermata o rimandata. Non ti farà mai una telefonata.
      O vogliamo parlare di tutte le trattative sui mercatini dell’usato (a cominciare da Subito) che si spostano poi su whatsapp per richiedere foto ulteriori e concludere? Domani ho in programma una videochiamata whatsapp a un signore di Firenze che mi fa vedere in diretta una tastiera che devo comprare.
      Eh, ma il caro vecchio telefono…

      Piace a 1 persona

    4. Faresti sorridere se non fossi un emblematico rappresentante del disagio del neoproletariato 4.0 (il che è un problema anche per gli altri, così come le femministe – netta e bestiale minoranza in società – causano danni ben al di fuori del loro circolo d’influenza).
      Va benissimo così, ci mancherebbe (sono i tipi brillanti a fottermi il mercato).

      "Mi piace"

  4. @Nick the quick Coloro che portano avanti questo umile blog hanno vite abbastanza complicate, fra fidanzate, compagne, amanti etc. E siamo arrivati alla conclusione che – per quanto noi ci si possa permettere per varie ragioni di stare fuori dai social – siamo costretti ad usarli un minimo e con tutte le precauzioni del caso (per quanto abbiamo un irriducibile, che mai si è iscritto).
    Noi già dobbiamo lottare per far capire concetti basici ai ragazzi (tipo non zerbinare). Dire loro di lasciare i social (proprio loro che ci sono nati) sarebbe irrealistico. Se poi decidono di lasciarli come percorso di maturazione personale, ben venga.

    "Mi piace"

    1. La sintesi non è mai stata il mio forte, ma tu sei stato ugualmente efficace.

      Il solo fatto di avere una fidanzata, un’amante, una compagna, ma anche banalmente degli amici e delle amiche, ti impone l’uso di determinati sistemi di comunicazione.
      Per un under-30 togliersi da Instagram è un suicidio sociale. Significa perdere tante di quelle occasioni, che non avete idea.
      Se poi ti togli pure da whatsapp e speri che la gente ti telefoni, ciaone proprio. A meno che il tuo obiettivo è vivere isolato nel tuo castello, tra libroni polverosi e foto in bianco/nero.

      Piace a 1 persona

    2. @Galantuomo

      si capisce benissimo come non proponiate soluzioni (d’altra parte bisognerebbe avere chiaro il problema per quello) ma qualche suggerimento pratico per minimizzare le rogne della socialità.
      Apprezzabili così com’è apprezzabile l’aspirina (io la uso come blando anticoagulante, per esempio).
      Diciamo che per i tumori servono terapie più aggressive.
      Ciascuno è libero di tenerseli e anzi propagandare comportamenti atti a intensificarli.
      Basta che non diffonda menzogne a riguardo pretendendo siano vangelo.

      A voi della privacy frega nulla e dunque profili a destra e sinistra, io rimango sul generico: ho un amico professore universitario dotato di famiglia, prole, amici, studenti, attività sportiva, carriera accademica che prevede conferenze internazionali eccetera.
      Costui conduce benissimo la sua vita senza essere dotato di uno smartphone (per il calcio manda sms), tramite pc (fisso e portatile) e pagina personale sul sito dell’università (raggiungibile da chiunque nel mondo conosca il suo nome).
      Un altro dotato di curriculum simile è il professor Barbero (quello che si vede spesso in televisione a parlare di storia, qui la privacy salta perchè personaggio pubblico): è in assoluto l’italiano più clickato su iutùb.
      In ambito accademico sono casi piuttosto diffusi.
      Ora, capisco che loro, essendo individui di successo, possano apparire come particolarmente originali o creativi (o anticonformisti). In realtà sono solo liberi, ed è questo il punto.

      Non lo scrivo per voi ma per qualcuno che legga e possa rifletterci sopra, capitando qua casualmente a caccia di buone idee.

      Piace a 1 persona

    3. Il punto che sfugge a molti che bazzicano nella manosphere è che ogni individuo è un caso a sè stante, con un insieme di talenti, difetti, ambizioni, unico. Mi parli di un docente universitario, uno che ha vissuto la sua adolescenza ai tempi dei paninari o addirittura ai tempi dei Orietta Berti. Ma un ragazzo di 20 anni, che è un concentrato vivente di testosterone e che sta pianificando la sua vita, cosa ha in comune con un 55enne coi capelli bianchi e la prostata ingrossata? E’ facile dire “estraniatevi dal mondo moderno, siate liberi”, quando hai la libido azzerata causa età, e di interagire col prossimo te ne frega il giusto.
      Mi parli di privacy, ma nel momento in cui inserisci un account Gmail sul tuo telefono Androi, hai già violato e violentato la tua privacy in mille modi. A cominciare dalla rubrica, tanto che cambiare telefono oggi non è più il dramma che era 15 anni fa, quando dovevi esportare i contatti o riscriverli a mano uno per uno. I tuoi contatti, compresi indirizzi di casa, note, immagini, sono sincronizzati coi server di Google. Le foto? Se attivi la sincronizzazione automatica, idem. Usi Maps? Stessa cosa. Stai dando a Google la tua posizione.
      A meno di voler tornare a chiedere ai passanti dove si trova via Garibaldi, e riprendere a usare il Nokia 3310, direi che la privacy assoluta nel 2021 è impraticabile.

      Chi non vuole iscriversi sui social perchè è brutto e non ama i selfie, perchè è un emarginato senza nemmeno un amico, perchè fa una vita piatta e routinaria, perchè non ha talenti da condividere, che lo faccia. Sono il primo a dire che in casi del genere non ha senso stare sui social. Vedo gente che ha 3 foto in croce, di cui una è un selfie in cucina, l’altra è la foto del gatto, la terza è il logo della Juve, e fanno una pena incredibile. Molti miei amici ed ex-compagni di classe e università non sono iscritti a nessun social perchè di mostrarsi a estranei gliene frega nulla, e perchè sono cresciuti in un mondo dove regnava lo status delle 4 mura. La ristretta cerchia di amici e parenti. Di ricevere un like da un cuoco neozelandese, gli importa il giusto. Di scattare foto artistiche e applicare filtri, ancora meno.
      Ma se uno non si iscrive sui social in nome della violazione della privacy, di una rivoluzione maschile condutta su schermo OLED, o di una ipotetica complicità col sistema che affossa la causa dei tuo fratelli uomini…

      Piace a 1 persona

  5. Un’invenzione ad impatto cosi’ globale e importante,non puo’ favorire spudoratamente solo un genere (femminile);i social hanno privilegiato molte generazioni di donne,a scapito del genere maschile (con pochi uomini privilegiati dal sistema e anche dalle donne).Sarei disposto anche a rinunciare all’unico profilo social che ho,pur di togliere il “giochino” a molte generazioni di donne.Si puo’ anche considerare il fatto che,attualmente senza macchina o i-phone (2 invenzioni di uomini) molte donne sarebbero finite.Ormai e’ evidente che per arginare lo strapotere sessuale femminile,l’unica soluzione sia quella di rendere illegali tutte le varie app d’incontri e i social network.Mi spiace davvero perche’ a me FB piace,pero’ l’impatto dei social e’ stato devastante e al momento non vedo nessun altra soluzione.Non si puo’ sperare che molte donne facciano un’uso diverso dei social,espressione massima dei privilegi femminili;considerando che,chi ha i privilegi non lo ammettera’ mai per timore di perderli.Purtroppo non possono bastare la redenzione o il pentimento di alcuni inventori dei social,anche perche’ le loro invenzioni sono un’espressione dell’attuale societa’ marcia.

    "Mi piace"

  6. @Luke

    a giudicare da ciò che scrivi hai dei seri problemi di comprensione del testo… tranquillo, in Italia fai parte di un 66%… tuttavia tra i tuoi numerosi amici sicuramente uno sarà capace di spiegarti il significato del mio precedente intervento e, se proprio è un tipo brillante, pure i motivi per i quali la tua replica è priva di senso consequenziale.

    Ti consiglierei un paio di saggi per bypassare il principio di autorità ma temo trattandosi di oggetti obsoleti (detti “libri”) non sapresti come servirtene; e molestare l’amico di cui sopra a quel punto diverrebbe imbarazzante.

    Invece suggerisco ai lettori, per restare all’attualità e capirne i ciclici ricorsi, di dare uno sguardo (o due) ai capolavori cinematrografici di Francesco Rosi. Ad esempio Delitti Eccellenti e Il Caso Mattei.
    Sembrano girati ieri (in particolare il secondo, che illustra alla perfezione il rapporto di studiata subalternità dell’Italia nello scacchiere internazionale).

    "Mi piace"

  7. Che la “gnocca” sia materia prima molto richiesta in tutto il globo è cosa nota, ma il racconto del GD mette in luce uno zerbinaggio tipicamente italiota che ha portato alle stelle le quotazioni di qualunque essere femminile che respira. I social sono stati la grande riscossa di cesse e perculate che oggi basta che mettano la solita foto del secolo scorso pesantemente ritoccata tale da renderla irriconoscibile persino ai familiari, che si ritrovano una valanga di richieste, like e complimenti tali da non poter rispondere a tutti nemmeno prendendolo come un lavoro e saltando le ferie. Non so dove andremo a finire, pensavo che avessimo già toccato il fondo, invece ogni giorno che passa l’ago del “bavometro” lo vedo sempre più in alto e quello della dignità maschile sempre più in basso.

    "Mi piace"

  8. E’ così, ecco perchè in Italia è tempo perso investire nel corteggiamento, perchè solo uno su mille ce la fa e non vedo perchè dovresti essere tu. Quindi imparare le lingue e sondare terreni meno scoscesi e soprattutto realtà meno folli di quelle nostrane.

    Piace a 1 persona

  9. I numeri sui social sfasano completamente la percezione che hanno di sé le ragazze.
    Una mia compagna di corso (che non è quella di cui ho scritto ieri) bassa, bruttina ma molto disinibita (a parole) ha un importante seguito sui social. Le sue foto ritoccate arrivano ad avere diversi “cuori” ed i morti di figa nei messaggi privati si sprecano.
    Al contrario, una mia ex avventura milanese, molto carina fa un uso limitato dai social per questioni di educazione familiare: il suo profilo privato (a differenza di quello della mia collega) raggiunge massimo 50 mi piace ad ogni foto e, ripeto, è una ragazzo molto carina, belle gambe e un bel fisico.
    Ovviamente non importa che stia a specificare quale fra le due sia la più difficile…
    Non so, forse influisce anche il dato geografico. Io vivo in provincia di Firenze e qui in Toscana i morti e gli zerbini si sprecano.

    "Mi piace"

Lascia un commento